L’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) ha acceso i riflettori su una criticità strutturale del sistema degli appalti pubblici: l’abuso degli affidamenti…
L’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) ha acceso i riflettori su una criticità strutturale del sistema degli appalti pubblici: l’abuso degli affidamenti diretti.
In una notizia pubblicata il 30 maggio 2025, l’Autorità ha evidenziato come nel 2024 ben il 98% delle acquisizioni di servizi e forniture sia avvenuto tramite questa modalità semplificata, che consente alle amministrazioni di assegnare lavori, beni o servizi senza gara. Il Presidente dell’ANAC Giuseppe Busìa ha parlato senza mezzi termini di “troppi affidamenti diretti”, sottolineando come questa prassi finisca per erodere i principi di concorrenza e trasparenza alla base del Codice dei contratti pubblici.
Il tema è stato ripreso e documentato anche nel Rapporto ANAC pubblicato il 1° luglio 2025, che analizza gli appalti aggiudicati nel periodo settembre-dicembre 2024. I numeri confermano l’allarme:
- Gli affidamenti diretti hanno rappresentato il 55% del totale CIG (55.010 su 100.032).
- In termini economici, hanno mosso oltre 6,6 miliardi di euro, pari al 6,5% dell’importo complessivo (102,6 miliardi di euro).
Per confronto, la procedura aperta, cioè quella più concorrenziale, si è fermata al 15,9% dei CIG (15.868), pur incidendo per il 45,4% del valore complessivo (46,6 miliardi di euro).
Questi dati mostrano un sistema polarizzato: da un lato, poche grandi gare pubbliche tramite procedura aperta che concentrano la gran parte delle risorse; dall’altro, una miriade di micro-affidamenti diretti che gonfiano le statistiche numeriche ma riducono gli spazi di reale concorrenza.
ANAC, nel suo monito, ha espresso particolare preoccupazione per l’aumento degli affidamenti di importo compreso tra i 135.000 e i 140.000 euro, poco sotto la soglia comunitaria che impone procedure concorsuali. Secondo l’Autorità, questo fenomeno rischia di tradursi in un aggiramento sistematico delle regole, con evidenti ricadute negative sulla trasparenza, sulla qualità della spesa pubblica e sulla fiducia dei cittadini.