Analisi di un paradosso italiano: i numeri macroeconomici confortanti nascondono le prime avvisaglie di una frenata. Il sindacato lancia l’allarme:…
Analisi di un paradosso italiano: i numeri macroeconomici confortanti nascondono le prime avvisaglie di una frenata. Il sindacato lancia l’allarme: senza il rinnovo degli incentivi fiscali nella prossima manovra, il rischio è una nuova crisi per un settore che vale il 5% del PIL e impiega oltre 1,3 milioni di persone.
Roma – Gli ultimi dati Istat sulla produzione nelle costruzioni, che registrano un timido +0,1% su base mensile ma un più robusto +2,3% tendenziale, vengono letti dalla Filca Cisl come un segnale positivo ma da non sopravvalutare. Dietro la fredda statistica, infatti, si cominciano a percepire i segnali di un raffreddamento della domanda, dopo anni di crescita trainata in modo quasi esclusivo dagli incentivi fiscali. Per il sindacato, è il momento di passare da una logica emergenziale a una visione di lungo periodo. La ricetta è chiara e sarà al centro del confronto con il Governo in vista della prossima legge di Bilancio: confermare e stabilizzare i bonus edilizi, trasformandoli da strumenti temporanei in pilastri strutturali della politica industriale per l’edilizia.
Il boom trainato dagli incentivi: un’analisi del ciclo virtuoso
Per comprendere la posizione della Filca, è necessario fare un passo indietro. L’introduzione del Superbonus 110%, seguito da una costellazione di altri incentivi (Ecobonus, Sismabonus, Bonus facciate, Bonus ristrutturazioni), ha innescato un fenomeno senza precedenti nel settore delle costruzioni italiano. Non si è trattato solo di un semplice sussidio, ma di una potente leva che ha mobilitato investimenti privati per centinaia di miliardi di euro.
Questi strumenti hanno creato un circuito virtuoso a cascata:
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Riqualificazione del patrimonio esistente: Hanno spinto famiglie e condomini ad affrontare interventi di efficientamento energetico e antisismico, altrimenti economicamente proibitivi.
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Rilancio della filiera: Imprese edili, progettisti, geometri, architetti, ingegneri, fabbricanti di materiali da costruzione (serramenti, pannelli isolanti, caldaie) hanno vissuto una stagione di lavoro intensa.
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Occupazione: Sono stati creati e mantenuti centinaia di migliaia di posti di lavoro, non solo per operai specializzati, ma per tutte le figure professionali coinvolte.
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Innovazione: Il mercato è stato spinto verso tecnologie più sostenibili e performanti, allineando l’Italia agli obiettivi europei del Green Deal.
Tuttavia, la natura “a scadenza” e le successive modifiche normative (dalla cessione dei crediti allo sconto in fattura, fino alle complicate proroghe) hanno introdotto elementi di forte instabilità. Le imprese, oggi, faticano a programmare il proprio futuro oltre la scadenza annuale degli incentivi.
I segnali di rallentamento: oltre i dati Istat
I dati Istat fotografano una situazione ancora positiva, ma i leading indicator – gli indicatori anticipatori – parlano di un’inversione di tendenza. La Filca, radicata nel territorio, raccoglie le voci delle imprese associate e segnala diverse criticità:
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Contrazione degli ordini: Molte piccole e medie imprese iniziano a segnalare un calo delle richieste di preventivo e una maggiore esitazione da parte dei clienti. La preoccupazione che gli incentivi possano non essere rinnovati sta frenando le decisioni di investimento.
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Aumento dei costi: L’inflazione sui materiali da costruzione (cemento, acciaio, energia) ha eroso i margini di profitto delle imprese, rendendo molti interventi meno convenienti senza il supporto degli incentivi.
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Complessità burocratica: Il continuo mutare delle regole, soprattutto per il Superbonus, ha creato un carico amministrativo insostenibile per molte realtà, scoraggiandone l’utilizzo.
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Saturazione del mercato: La prima ondata di interventi più urgenti e facili da realizzare si è esaurita. I lavori futuri richiederanno una progettazione più complessa e saranno forse meno appetibili senza un quadro di certezze.
“Non possiamo accontentarci di un dato mensile positivo”, spiega il Segretario Generale della Filca, “dobbiamo guardare alla tenuta del sistema nel suo complesso. Il settore edilizio è notoriamente ciclico e fragile. Dopo una fase di crescita così intensa, il rischio di un brusco tonfo è concreto se venisse a mancare la spinta propulsiva degli incentivi. I dati Istat sono la fotografia del passato; noi siamo preoccupati per il film del futuro”.
Perché gli incentivi devono diventare strutturali: le ragioni di Filca
La richiesta della Filca non è un semplice assistere alla ricerca di agevolazioni. È una proposta articolata, basata su considerazioni macroeconomiche, sociali e ambientali.
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Transizione Ecologica e Obiettivi UE: L’Italia ha un patrimonio edilizio tra i più vecchi e energivori d’Europa. Per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 e al 2050, è necessario un piano di riqualificazione massiccio e continuativo nel tempo. Incentivi strutturali e semplici sono l’unico modo per guidare questa transizione, dando certezze agli investitori e al mondo delle imprese.
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Sicurezza del Territorio: L’Italia è un paese ad alto rischio sismico e idrogeologico. Il Sismabonus è uno strumento fondamentale per rendere più sicure case, scuole e ospedali. Deve essere una politica permanente, non un optional legato alla contingenza finanziaria del momento.
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Lotta al Dissesto Idrogeologico e al Consumo di Suolo: Incentivare la riqualificazione del patrimonio esistente significa, per definizione, disincentivare la nuova edificazione e, quindi, il consumo di suolo. È una politica di sostenibilità a tutto tondo.
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Stabilità Occupazionale: Il settore delle costruzioni è un gigante occupazionale. Una sua crisi avrebbe ripercussioni immediate sull’indotto (dall’acciaio al legno, dal trasporto al commercio) e sul potere d’acquisto delle famiglie. Stabilizzare il lavoro in edilizia significa sostenere la domanda interna.
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Innovazione e Competitività: Un quadro normativo stabile attrae investimenti in ricerca e sviluppo. Le aziende della filiera possono investire in formazione e tecnologie sapendo di operare in un mercato dinamico e con prospettive di lungo termine.
La proposta concreta per la prossima manovra
Filca non chiede semplicemente di “copiare e incollare” le attuali norme. La richiesta è più sofisticata e punta a una razionalizzazione del sistema.
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Conferma dei Bonus “cardine”: Garantire la continuità del Bonus Ristrutturazioni (con la detrazione al 50%) e dell’Ecobonus (per l’efficientamento energetico, con aliquote differenziate) è considerato prioritario. Questi strumenti, meno costosi per l’erario del Superbonus, hanno un impatto distribuito e capillare su tutto il territorio, sostenendo principalmente le piccole imprese e le famiglie per interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria.
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Ricalibrazione del Superbonus: Per gli interventi più complessi (il “cuscinetto” del Superbonus), Filca propone una rimodulazione. Si potrebbe pensare a un’aliquota inferiore (es. 70-90%), magari vincolata a standard di efficienza energetica molto elevati (case passive) o a interventi antisismici su edifici in zone ad alto rischio. L’obiettivo è mantenerne la funzione trainante per gli investimenti più importanti, ma contenerne la spesa e semplificarne le procedure.
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Semplificazione Amministrativa: È la richiesta che accompagna ogni discussione sugli incentivi. Serve una normativa chiara, stabile e con regole uguali per tutti, per ridurre i contenziosi e i ritardi che soffocano i cantieri.
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Politiche Abitative: Filca ricorda che gli incentivi devono essere affiancati da politiche per la casa, soprattutto per i giovani e le fasce più deboli. Il sostegno all’edilizia pubblica e all’affitto a canone calmierato è parte integrante di una visione strategica per il settore.
Conclusioni: non un costo, ma un investimento
La posizione della Filca è netta: considerare gli incentivi all’edilizia come un semplice costo per lo Stato è un errore di prospettiva. Sono, al contrario, un investimento sul futuro del paese. Generano gettito fiscale (IVA, IRPEF, IRES), migliorano la qualità della vita dei cittadini, aumentano il valore degli immobili, rendono le città più sicure e sostenibili e creano lavoro stabile.
I dati Istat confortanti sono il frutto delle politiche degli anni passati. Il compito della politica oggi è guardare avanti, evitando l’errore di pensare che il settore possa reggersi da solo. Il rallentamento è già in atto nelle percezioni degli operatori. Attendere che si trasformi in una crisi conclamata per poi intervenire con misure tampone sarebbe miope e dannoso.
La prossima legge di Bilancio sarà il banco di prova per capire se l’Italia intende davvero puntare su un’edilizia moderna, sicura e sostenibile, o se preferirà abdicare a un ruolo guida, lasciando che uno dei suoi settori storici torni a navigare a vista in un mare di incertezze. La ricetta, per la Filca, è chiara: strutturalità, semplificazione e visione di lungo periodo.