Progettazione
Italia al terzo posto tra i Paesi europei per certificazioni LEED

Nell’ecosistema europeo la certificazione statunitense sta assumendo lo stesso peso semantico dell’Energy Rating sugli elettrodomestici negli anni Duemila: una soglia…

Nell’ecosistema europeo la certificazione statunitense sta assumendo lo stesso peso semantico dell’Energy Rating sugli elettrodomestici negli anni Duemila: una soglia culturale. Non è marketing, è misurazione.

LEED non è più un “bollino verde”: è diventato un nuovo modo di leggere il valore edilizio.

L’impostazione metodologica è nota agli addetti ai lavori: LEED nasce in seno a USGBC, misura consumi, impatti e prestazioni attraverso un set di crediti quantitativi e attribuisce un rating (Certified, Silver, Gold, Platinum) solo dopo una revisione terza e documentata da GBCI. La grammatica del protocollo è la sua forza: non ammette dichiarazioni “fiduciarie”.
Chiede evidenze: water use, prestazioni energetiche, contenuto riciclato, qualità dell’aria indoor, monitoraggio, commissioning.
È questa la differenza rispetto a molte etichette “verdi” europee che restano narrative o descrittive.

La procedura per ottenerlo è lineare nel metodo, complessa nella sostanza: registrazione, caricamento dei crediti obbligatori, evidenze dei crediti a punteggio, revisioni e controrevisioni. E – soprattutto – dati.

In questo quadro, i numeri europei mostrano una gerarchia precisa.

Germania, Spagna e Italia dominano per GSF certificato.
I dati forniti parlano chiaro: circa 292 milioni di GSF in Germania, 239 in Spagna, 193 in Italia. È interessante notare come il nostro Paese presenti invece un numero di attestati molto più elevato rispetto agli altri (oltre 700), lasciando intuire un mercato frammentato: molti progetti certificati, sì, ma di taglia più contenuta. La Spagna mostra il comportamento opposto: una massa certificata altissima su un volume di progetti più ridotto. Tipicamente significa operazioni immobiliari più grandi, probabilmente logistica, corporate campus, grandi superfici retail.

La Germania resta la più lineare nella correlazione tra volumi costruiti, capitale istituzionale e standardizzazione: è un ecosistema in cui i rating ESG sono ormai parte integrante del risk underwriting e la certificazione ambientale non è orpello, ma condizione.

Se si osserva l’Europa attraverso questi dati, appare evidente che LEED non è più una scelta “visionaria”. È un indicatore competitivo. E l’editoria di settore deve iniziare a raccontarlo non come “bonus reputazionale”, ma come nuova infrastruttura valutativa degli asset costruiti.

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